Emanuela Burgener – MARGHERITA BURGENER
Sono Emanuela Burgener, direttore creativo della Margherita Burgener, una piccola realtà artigianale di Valenza a conduzione famigliare. Partecipiamo per il secondo anno a Fragile Bellezza, forti dell’esperienza positiva dello scorso anno e nonostante un momento di titubanza iniziale. Non è facile, infatti, mettersi in gioco con un artista che non si conosce e uscire dalla propria confort zone, soprattutto in un periodo come questo in cui ci portiamo ancora dietro gli strascichi del 2020, ma l’idea di confrontarci con altri e interfacciarci con il mondo dell’arte e con le sue dinamiche creative – che sono molto diverse dalle nostre – ci appartiene e mi appassiona sempre molto.
Quando ho conosciuto Elisa Bertaglia siamo subito entrate in sintonia e abbiamo immediatamente messo a fuoco i due punti fermi della nostra collaborazione. Il primo che l’oggetto avrebbe dovuto essere un’opera d’arte e di gioielleria da portare a contatto con il corpo: bisognava poter sentire l’opera sulla pelle così da vivere in modo più diretto possibile la realizzazione. Il secondo, che si sarebbe dovuta nuovamente toccare la tematica della natura, che mi appartiene. Sono convinta infatti che nella natura sia già tutto spiegato nel modo migliore. A noi non resta che reinterpretarla in modo spontaneo.
Il gioiello di artista non è una novità, ma di solito erano gli artisti a rivolgersi a noi chiedendo di realizzare le loro opere con i metalli preziosi, in questo caso il progetto Fragile Bellezza aiuta noi orafi ad invitare gli artisti a cimentarsi con i metalli, preziosi e non – nel nostro caso il titanio –, a collaborare con noi. Per le aziende è un modo per sperimentare andando così a realizzare degli oggetti completamente nuovi che mai avremmo pensato di produrre. Dallo scambio nascono idee nuove e questa è la forza di questo progetto. Credo che sempre di più che, soprattutto i giovani, siano recettivi in questo senso.
Il lavoro che abbiamo scelto di fare per questa edizione è la trasposizione di un dipinto di Elisa Bertaglia su di una lastra di titanio di forma ovale. Il prodotto finale sarà un pendente che sono certa colpirà gli appassionati d’arte, mentre per chi invece è più tradizionalmente abituato al linguaggio della gioielleria sicuramente ci vorrà più tempo per comprendere il valore dell’oggetto, ma con il racconto che stiamo facendo credo che ci sarà anche da questo punto di vista un interesse sempre maggiore.
La collaborazione è stata molto positiva anche quest’anno. Il dialogo tra donne è sempre stimolante. Se parteciperemo anche il prossimo anno? Chissà! Credo che per uscire da questo periodo difficile la contaminazione tra arte e gioielleria sia di grande aiuto per le piccole realtà, i piccoli designer, gli artigiani, gli artisti stessi oltre che per i motivi già detti anche per avere maggiore visibilità, quindi perché no!