Güler Ates
Sono nata in Turchia, nella parte est del paese, ma da vent’anni vivo in Gran Bretagna. Lavoro principalmente con video, fotografie e stampe; al centro dei miei lavori c’è sempre un’esplorazione legata alle ‘migrazioni culturali’, spesso si traducono in performance o attività site-specific nelle quali cerco di fondere la cultura orientale e quella occidentale, trovare un punto di contatto tra le loro reciproche sensibilità.
Per me il concetto di Fragile bellezza non è facile da spiegare. Ho ragionato attorno all’idea della materia che costituisce ogni elemento della realtà. Per me, tutto ciò che abbiamo attorno è bello e fragile, a partire dalla natura con le sue creature. Credo che nulla sopravviva oltre la vita, ma che dopo la morte ogni essere vivente vada ad occupare un nuovo posto nel grande cerchio universale.
Oggi, l’avidità umana e l’eccessivo consumo di risorse stanno interferendo e distruggendo la Natura con conseguenze dannose per l’ambiente e per il nostro pianeta. I leader mondiali hanno spesso trascurato o evitato di affrontare queste importanti questioni ed oggi ci troviamo, ancora, a cercare una via d’uscita…Arriverà il momento in cui l’ambiente diventerà ostile all’uomo. Ci troveremo costretti ad emigrare in nuovi spazi e in nuovi territori per sopravvivere. Questo genererà il più grande movimento di immigrazione umana della storia.
Sono stata da subito entusiasta di poter lavorare con l’azienda Crivelli perché è dal 2008 che coltivo l’idea di creare un’opera scultorea e questa collaborazione l’ha reso possibile. Nel mio lavoro ho cercato sviluppare un discorso legato ai molteplici significati di fragilità e bellezza. L’oro, come simbolo, sinonimo di grandiosità, ricchezza, prosperità è il materiale più utilizzato in gioielleria, ma nei vari contesti culturali assume significati diversi. L’arte bizantina ha utilizzato l’oro come sfondo per le icone religiose; la luce divina è spesso resa con l’oro e questa idea si lega strettamente a quella di saggezza. Anche le aureole sono spesso dorate per rappresentare l’illuminazione divina.
Quando visitai per la prima volta Santa Sofia a Istanbul, da ragazzina, rimasi immediatamente colpita dall’uso dell’oro. Tutte queste riflessioni hanno alimentato il mio desiderio di partecipare a questo progetto.
Il risultato è una scultura basata su una performance che feci durante il mio soggiorno presso l’Instituto Inclusartiz a Rio de Janeiro nel 2014. In Home performance I, una donna trascinava una casa in miniatura per le strade di Lapa (Brasile). La casa si muoveva dietro di lei legata da un lungo velo che le copriva la testa e le spalle. Il lavoro era stato ispirato dalla mia visita alla favela Vidigal di Rio e si legava all’idea di casa e di spostamento. Ho ripreso l’idea di questo progetto proprio perché le case Shanty sono associate al concetto di povertà, ma c’è un senso di bellezza in esse: sono colorate ed espressive. E sono fragili. La fragilità sta nei materiali utilizzati per costruirle, oltre che nel fatto che potrebbero essere demolite in qualsiasi momento.
Inoltre ho cercato di stimolare anche la riflessione sull’idea di casa come stato mentale, come un qualcosa che ci portiamo dietro ovunque andiamo. ‘Casa’ è ovunque noi siamo a prescindere dalle nostre differenze in termini di nazione, religione, etnia o genere. La mia esperienza personale di emigrata in un paese culturalmente diverso dal mio è stata il punto di partenza per molti miei lavori, e anche per questo.
Quello che mi auguro è che l’opera stimoli ulteriori discussioni e dibattiti sul fenomeno dell’immigrazione che obbliga la gente a lasciare la propria casa per ragioni legate volontariamente o involontariamente a motivi politici, economici o di conflitto.
Alessia Crivelli
L’azienda Crivelli è stata fondata cinquant’anni fa grazie a una visione, a un sogno di mio padre che ha lavorato come artigiano, incastonatore di pietre preziose, fino a quando non ha deciso di iniziare a realizzare oggetti di sua concezione e commercializzarli. L’azienda è nata in un momento in cui il mercato era ottimale, in una culla, la città di Valenza, che storicamente ha visto sorgere tantissime realtà artigiane.
Anche io sono nata qui. Per me le pietre, l’oro, la gioielleria in generale sono elementi famigliari. Tutti i ricordi che ho sono legati a questo posto. Ho iniziato a lavorare nel laboratorio di taglio delle pietre proprio tagliando le pietre di colore, poi sono entrata in azienda. Per me è una cosa quasi genetica.
Nel concetto di Fragile Bellezza ho percepito fin da subito un senso di protezione. Si dice che “la bellezza salverà il mondo” e per questo motivo credo che la bellezza vada protetta in tutte le sue forme. In questo progetto ho visto qualcosa di bello per la nostra città, ho visto un’espressione nuova di arte legata alla nostra storia e questa visione, luminosa, mi è piaciuta tantissimo. Inoltre sono convinta che unire le menti, le idee, conoscere altri tipi di culture, altri mondi, altre arti non sia solo possibile, ma dia anche la possibilità di avere un’apertura mentale e portare competenze e valore aggiunto in quello che si fa.
È la prima volta che l’azienda Crivelli si interfaccia con un’artista, ma mi sono subito innamorata delle fotografie di Güler e mi ha colpito la semplicità con cui rende i soggetti. Il velo, un oggetto così ricco di storia e di cultura, spesso legato a pregiudizi e convinzioni negative, lei è in grado di renderlo con semplicità, di decorarlo e di trasformarlo in un sinonimo di libertà. Sebbene non ci sia stata l’occasione di incontrarci di persona sono sicura che ciò che ne scaturirà sarà molto bello: una scultura di una donna che trascina sul suo velo una casa.
La sensazione che ho quando penso a Valenza è quella di una donna bellissima che quando si guarda allo specchio si vede bruttissima. Credo che il concetto di Fragile bellezza si adatti perfettamente alla nostra città che è portatrice di una bellezza straordinaria, ma fragile, perché non è più in grado di vederla. Questa città ha invece ancora la capacità di brillare. Voglio credere che ciò che facciamo noi imprenditori portando le bellezze di Valenza nel mondo sia un po’ come metterla davanti uno specchio dicendole: “Guardati! Perché non hai nulla da invidiare alle altre città”. Forse la contaminazione con l’arte, gli artisti di altri luoghi del mondo può aiutarci a riscoprire il nostro potenziale.
Mani intelligenti è entrata in questo progetto proprio per questo motivo. La possibilità di mettersi in gioco, aprire la mente e collaborare con persone esterne non per un fine commerciale ma per un purissimo fine di bellezza: era un’occasione meravigliosa da cogliere, non si poteva mancare.